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Per
mezzo di quel meraviglioso espediente che è la poesia, “valvola di
sfogo dalle compressioni della vita”, l’autore della presente
raccolta di poesie dà voce a sensazioni e sentimenti in cui anche le
contraddizioni – e anzi proprio queste ultime – hanno il fresco
sapore della verità, o almeno dell’umano sforzo nel ricercarla.
Evocativi e discreti, i versi di Antonio Bitti trasportano con
gentilezza e ironia il lettore in un profondo viaggio interiore,
alla ricerca di una dimensione priva di inquietudini e tuttavia
pervasa da una “quieta e dolce malinconia” che non può non lasciare
il segno, svelando con gioiosa verve la precarietà
dell’esistenza umana. Una sorta di “testamento poetico” che, come
una delicata impronta, segnala a chi verrà un “passaggio non del
tutto casuale e forse non completamente inutile”..
Originario di Vejano, centro della Tuscia Viterbese, Antonio Bitti
vive da oltre 60 anni in Toscana. Grande appassionato di
letteratura, si dedica da anni alla scrittura creativa, con una
produzione di oltre 500 poesie (molte delle quali presenti nelle
raccolte L’albero rosso, Giù la maschera e Domande
in riva al mare), circa sessanta racconti, molteplici saggi e
numerosi articoli per la stampa periodica e quotidiana. Da buon
amante della lingua italiana si è più volte lasciato tentare dal
mondo dei dialetti, vincendo nel 2013 il concorso di poesia
LiberiVersi proprio con una raccolta di poesie romanesche (Rime
Romane, GB EditoriA). In quest’opera ha invece deciso di
rinunciare alle vesti di moderno Pasquino per offrire ai suoi
lettori, attraverso l’uso di uno stile più classico, una nuova,
poetica, a futura memoria. |