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La storia
di Beatrice Cenci, aristocratica romana decapitata a Roma l’11
settembre 1599 con l’accusa di essere la mandante dell’omicidio del
padre, è così celebre che tutti pensiamo di conoscerla, almeno un
po’. Invece le zone d’ombra sono tuttora numerose. Quel che è certo
è che la voce di Beatrice è sopravvissuta nei documenti conservati
negli archivi romani. In particolare, presso l’Archivio di Stato di
Roma è conservato un manoscritto di 348 fogli, contenente scritti in
latino e in volgare, agevolmente leggibile e fitto di richiami a
fonti più antiche. Il volume si intitola “Atti dell’intiero
processo di parricidio contro la famiglia Cenci” ed è databile
al secondo quarto del XIX secolo. A preservare questa memoria
relativa fu l’avvocato Agostino Stramazzi, che ne salvò il contenuto
facendone almeno una copia prima del 1849. Da tale manoscritto, qui
trascritto per la prima volta integralmente emerge una preziosa
ricostruzione della vicenda processuale, cadenzata dalla cronaca
degli undici di mesi del procedimento giudiziario attraverso le
deposizioni degli imputati e dei vari testimoni.
Alessandra Masu è nata a Pordenone e vive tra Boston, Roma e la
Gallura. Giornalista e storica dell’arte, è appassionata
ricercatrice di storie di donne e colleziona opere di donne artiste
dal Seicento ai giorni nostri. Ha collaborato a numerose mostre e
cataloghi d’arte e nel 2013 ha pubblicato il romanzo storico
LENA, che è donna di Caravaggio. Nel 2016 ha fondato a Roma
l’associazione culturale “Artemisia Gentileschi”. |