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“Cosa vorresti che fosse scritto all’inizio del tuo libro, posto che
lo si faccia?”, mi domanda mentre mastica, come fanno i bambini, una
spiga di grano scampata alla trebbiatura. “Dedicato a Deborah,
soltanto questo”, rispondo senza incertezze. “E alla fine?”, vuole
ancora sapere il mio compagno, che evidentemente già si sta
predisponendo a scriverlo. Anche stavolta rispondo senza incertezze:
“Vorrei che alla fine ci fosse una frase da me sentita dire da
Umberto e che mi è rimasta impressa. Vorrei che il libro terminasse
con le parole: ‘A me basta essere capito da poche persone, anzi da
una, anzi da nessuno’. Mi sembra un messaggio che aiuta a non farsi
illusioni”. L’amico cronista si ferma di colpo guardandomi
compiaciuto. “Conosco questa massima”, dice, “è di un anonimo citato
da Seneca, e anche a me piace molto. Se avrai il libro, ti assicuro
che il tuo desiderio sarà rispettato!”. E questo è tutto...
Vito Caporaso è nato a La
Spezia nel 1936 e risiede a Roma dal 1985. Laureato in Scienze
Politiche presso l’Università “Sapienza” di Roma, ha prestato
servizio militare volontario nell’Esercito tra il 1955 e il 2003. |