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Siamo nel settembre
del 1541: Viterbo accoglie festosa l’arrivo del nuovo Legato del
Patrimonio di San Pietro in Tuscia, l’inglese di sangue reale
Reginald Pole; presso il Palazzo dei Papi, nella “sala grande del
vescovato con bello e sontuoso apparato, con vari suoni e canti di
musica”, è rappresentata la prima de La Cangiaria, commedia composta
da Giacomo Sacchi per Vicino Orsini, prossimo a essere signore di
Bomarzo. In quel tempo era vescovo della città lo splendido
cardinale Niccolò Ridolfi, nipote di papa Leone X e, insieme alla
presenza dell’affabile e generoso cardinal Pole, in Viterbo vi fu
quella, più continua, di Vittoria Colonna, dal cardinale considerata
“seconda madre”. Il cardinale e la marchesa costituirono il fulcro
attorno ai quali si costituì quella “santa, dotta e utile compagnia”
di personalità, provenienti da ogni parte d’Italia, detta degli
Spirituali, fautori di una dottrina cristiana che avesse come
fondamento la glorificazione di Cristo. Ne La Cangiaria vengono
descritte la “debolezza e incertezza della passione e del sentimento
d’amore”. Poco dopo quella rappresentazione Vicino sposerà Giulia
Farnese, del ramo famigliare di Latera, che moltissimo amò. Dopo la
sua morte, l’Orsini si tenne lontano dalle mondanità e iniziò la
realizzazione del “meraviglioso” Parco di Bomarzo. In questa sede si
offre, arricchita da una nuova nota di Quirino Galli e da uno
scritto di Enzo Bentivoglio, la ristampa della prima edizione del
volume (1972) dove fu pubblicata la commedia, fino a quel momento
inedita. |