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Erede di
una fortunata dinastia di capomastri attivi a Faenza e nel suo
circondario, il pittore e architetto Giuseppe Boschi (1732-1802) fu
uno dei più prolifici teorici presenti in Romagna durante il secondo
Settecento. Lo testimoniano tanto le sue raccolte di disegni quanto
i suoi discorsi letterari: un impegno che ha lasciato ai posteri un
insieme di manoscritti di straordinario valore, in grado sia di
chiarire le modalità d’insegnamento messe in campo nei contesti più
periferici dello Stato Pontificio sia di puntualizzare le istanze di
auto-rappresentazione perseguite dalla committenza locale.
Approfondendo separatamente ogni elaborato – tenendo tuttavia
presente il quadro complessivo – il volume indaga le invenzioni e le
speculazioni di questo faentino nell’ottica di offrire un punto di
vista multifocale e inedito sulla cultura e sulla società pontificia
della seconda metà del XVIII secolo.
Con
interventi di: Martina Attenni, Giorgia Aureli, Matteo Borchia,
Silvia Cacioni, Olimpia Di Biase, Emanuele Gambuti, Marika Griffo e
Marco Pistolesi. Il volume è arricchito dalla prefazione di
Francesco Moschini, la postfazione di Antonella Imolesi Pozzi e una
nota introduttiva di Elisa Debenedetti. |