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La poesia di Natalina
Marina nasce quando l’autrice ha già definito dentro di sé un mondo
di cui il verso, più che l’unità di misura, è l’orizzonte, il limite
‘fisico’ entro cui fissare fisionomie, figure, personaggi, affetti.
Un mondo di esperienze pienamente e consapevolmente vissute, per cui
la stessa intensità delle emozioni è un ‘effetto collaterale’ della
scelta di essere parte di quel mondo che la poesia non dovrà
inventare, ma scoprire, illuminare, piuttosto: per riconoscerlo e
non per appropriarsene; per affermarne la necessità, più che per
padroneggiarlo. Non importa quanto esso sia vasto (Ognuno ha poco o
niente), a quale ampiezza di ricognizione o apertura di sguardo
siano relative le certezze così come le ansie, l’anelito e la
malinconia; se la parola cui affidarlo lo recinge e colloca fuori
del tempo, di cui non dovrà sfidare la minaccia o sventare le
insidie.
Anche se nessun mondo
nuovo nasce dalle parole che ne dicono l’attesa, il mondo conosciuto
dice l’attesa che queste parole siano pronunciate. Anche se quelle
che ci rimangono non possono ancora dare testimonianza neanche di un
solo giorno o di un attimo soltanto, può bastare che alludano a
esso, che indichino una direzione, anche senza attingere alle parole
che al mondo danno forma, il ‘mondo in forma di parole’ non lascia
all’inespresso in cui l’abbiamo trovato, il come e il così che
rimane al di qua di esse. La sera ora canta / alle mie porte chiuse,
scrive Natalina Marina.
Natalina Marina è nata
a Portopalo di Capo Passero (Siracusa) nel 1972. Questa è la sua
prima pubblicazione letteraria, ma ha già pronti altri progetti da
dare alle stampe. Nel 2003 è stata premiata al concorso di poesie
‘Vientu d’amuri’ svoltosi a Marzamemi (Pachino). La sua poesia
L’Isola di Capo Passero è stata inserita nel libro Extremo Sud - I
Percorsi fotografici di Iano Capodicasa (2008). |