L’obiettivo permette
spesso inopinate proiezioni nel tempo: così Danilo Marino ha
scattato, e poi nel suo studio rivisto, carcasse di carri armati
coperte di polvere, abitate da torme di bambini, come fossero
monumenti dimenticati in una piazza di periferia.
Ha trovato un abito a
fiori appeso ai suoi ricordi di viaggiatore. Ha ripercorso il
mercato e i giardini di Babur, dove gli uomini si rifugiano
all’ombra di uno straccio appeso a un filo. Ha ricordato, uno per
uno, i nomi dei bambini Hazara i cui volti, dopo averli visti è
impossibile dimenticare.
Questa la sua Kabul,
fatta di sguardi e di gesti - l’uomo che afferra la bicicletta, una
mano che giace vicina al bicchiere di tè, i bimbi seduti nella luce
di un bovindo a leggere un libro, le donne intente a cucire - di
persone con sogni, sorrisi e sguardi dritti.
Danilo Marino nasce in
Svizzera nel 1975. Vive a Roma dove ha conseguito il Master in
Fotogiornalismo presso lo ISFCI. Opera come reporter free lance. Qui
si occupa di temi sociali, del fenomeno dell’immigrazione e
dell’integrazione. Collabora attivamente con CooperAction Onlus. |