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Il
nomadismo intellettuale è condizione fondante per Kounellis.
L’artista greco – a Roma dal 1956 – trasforma l’arcano persistere
delle culture in un dinamismo d’artificio e di pensiero, che rende
“quadri” scene stranianti. Senza indulgere a impossibili fusioni tra
i poli arte/vita, svolge la sua attività all’interno del linguaggio
creativo, di volta in volta usando oggetti o costruendo opere come
segni del passato incidenti sul presente. Su quest’impostazione
artistico-ideologica si costruisce la più profonda unità
dell’operare dell’artista. I “quadri” e le immagini di Kounellis
sono “tracce” di una raffigurazione mentale profondamente impregnata
di senso della Storia: le sue immagini sono non soltanto
rappresentazione di una riflessione storica, ma riflessione e
intervento storico esse stesse. Al benjaminiano Angelus Novus,
ove si concepisce il presente non come passaggio, “ma in bilico nel
tempo e immobile”, risponde idealmente Kounellis quando afferma che
“rivivere non significa reincarnare, ma rivivere gli scopi”.
L’intervento di Kounellis sul passato, proprio perché distante e
conscio della distanza, non è citazionistico. Il suo intervento è in
favore della tradizione, cioè di una “consegna” da parte della
Storia che è soprattutto scelta e conquista di un passato da
ri-agire e da ri-di-segnare. E nel segno di un errare fidente è la
condanna che si impone Kounellis in uno scritto dal sapore kafkiano.
Ettore Janulardo, storico dell’arte, si è formato in Italia e in
Francia e ha insegnato anche all’estero, in ambito universitario.
Con una specifica attenzione per l’interpretazione di contesti,
immagini e spazi urbani, ha pubblicato in Francia nel 2014 un volume
su L’image de la ville dans l’architecture, la peinture et la
narration italiennes de l’entredeux-guerres. Presenta vari
contributi storico-artistici di ambito moderno e contemporaneo e
partecipa a diversi seminari e convegni. Svolge il suo incarico a
Roma nell’area della promozione culturale internazionale. |