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Il
concetto di “lacuna urbana” è propriamente contemporaneo e trae la
sua ragion d’essere dalla “consapevolezza” conservativa della città
storica che, nel suo lento divenire, accoglie episodi di
trasformazione dei tessuti urbani (concetto anch’esso
contemporaneo), puntuali o lineari, che possono essere considerati –
a seconda dell’ottica di osservazione – intenzionali (spontanei o
indotti che siano), oppure non intenzionali. Tali trasformazioni
generano sempre “discontinuità” nei tessuti preesistenti, grazie
alle quali, peraltro, sono leggibili gli stessi processi evolutivi
della città; esse, tuttavia, possono generare episodi urbani, più o
meno estesi, irrisoluti, i quali costituiscono, alla luce della
nostra sensibilità conservativa, appunto, delle lacune. Lacune, vale
a dire, interruzioni nella comprensione del “testo” che, nel caso
dell’edilizia storica aggregata, non attengono solo al singolo
edificio, bensì all’intero ambiente circostante. Le due giornate di
studio intendono avviare un momento di approfondimento su tali
tematiche sia dal punto di vista storico, non ricercando
astrattamente anticipazioni conservatrici del concetto dì “lacuna
urbana”, bensì interrogandosi sui criteri integrativi, lacerativi o
diradativi che hanno guidato le varie epoche, sia attorno alla
riflessione contemporanea, analizzando gli orientamenti operativi
che sembrano percorrere strade molto contrastanti.
Con interventi di Keoma Ambrogio, Veronica Balboni, Sabina Carbonara
Pompei, Riccardo Dalla Negra, Roberto Di Giulio, Rita Fabbri,
Vittorio Franchetti Pardo, Alessandro Ippoliti, Maria Teresa Sambin
de Norcen, Maria Piera Sette, Claudio Varagnoli, Marco Zuppiroli. |