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Tra le vacanze
trascorse da bambina nella “scuola in casa” della nonna e le
esperienze in età adulta dietro la cattedra, tra poesie,
dibattiti e aule in tumulto sulla scia del ‘68, Margherita diviene
insegnante e donna attraversando uno spaccato di storia italiana in
cui le esperienze più intime, gli incontri e gli amori, si
intrecciano con il fluire dei grandi eventi, silenti testimoni
pronti a irrompere nella sua esistenza.
“Libera frequenza”, “sperimentazione”, “classe atipica”,
“contestatori” erano espressioni che avevano attizzato un fuoco che
non si sarebbe più spento in Margherita, il fuoco della passione per
quella sfida, per quell’arte antica e avventurosa evocata dalla
bacchetta lucente di nonna Italia [...], era il mestiere di
insegnare [...], la promessa della maieutica, mettersi alla prova,
guardare dritto negli occhi i giovani allievi, prenderli per mano e
procedere insieme.
“Lascia stare – a un tratto si sentì dire – lascia stare, questo è
il ‘loro’ linguaggio, non il tuo, questa è la ‘loro’ democrazia, tu
che c’entri? Che c’entri? Tu sei quella che parla dei poeti...!”. La
mano che le afferrò il gomito e la traghettò lentamente, [...], fin
dentro la scuola, era quella di Salvatore. La sua voce, per la prima
volta, la sfiorava, le parlava direttamente, dandole del tu..., le
parlava come se la conoscesse da sempre..., come se fosse lui il
maestro...
Luisa Cappuccio, già
autrice di numerosi racconti e opere poetiche (finalista al premio
di scrittura teatrale femminile Donne e teatro e a quello di poesia
Fiori di Duna), ha all’attivo 41 anni di insegnamento e una lunga
esperienza nel condurre laboratori di scrittura creativa. |