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Circondata da un
affascinante tratto di mare dalle mille tonalità, l’isoletta di
Santo Stefano, con il suo carcere borbonico (in uso fino al 2
febbraio 1965), permette di vivere un’esperienza indimenticabile. La
particolare conformazione dell’isola e la teatralità della struttura
carceraria stupiscono il visitatore e allo stesso tempo lo
“istruiscono”. In fondo anche una semplice prigione è un luogo della
memoria, che merita di essere rispettato e recuperato, facendo a suo
modo parte del patrimonio culturale della nostra società. Nel caso
specifico, la struttura che si erge a Santo Stefano rappresenta una
sorta di “rivoluzione copernicana”, sia come tipologia edilizia, sia
come sistema di gestione della prigionia. è tra l’altro in tale
luogo che nel 1944 prese forma il cosiddetto Manifesto di Ventotene
(dal nome della splendida isola che fronteggia Santo Stefano), prima
che lo stesso carcere fosse abbandonato al suo inesorabile destino,
alla crudeltà del tempo e della natura e all’inciviltà dell’uomo. è
però giunta l’ora di scoperchiare questo vaso di Pandora, per
offrire una nuova vita al gioiello architettonico costituito dalla
cittadella carceraria di Santo Stefano.
Paola Campetella, nata a Roma nel 1974, vive attualmente nel
territorio dei Castelli Romani. Laureata in Architettura presso
l’Università degli Studi Roma Tre (2002), dopo aver conseguito
l’abilitazione professionale, ha svolto uno stage presso lo Studio
Fuksas di Roma e ha lavorato presso diverse aziende impegnate nel
settore edile. Dopo aver partecipato a un master in Editoria e
Comunicazione, oggi collabora attivamente con il mensile di
informazione e cultura La Voce dei Castelli, coltivando infine la
propria passione per il disegno. |