|
Dice l’autore della
sua opera: “Quando mi son chiesto cosa significasse scattare una
fotografia, la risposta l’ho trovata, prima ancora che nella
tecnica, nella sfera emotiva, che ritengo fondamentale per poter
ottenere una qualsiasi cosa che sia trasmissibile. Personalmente, mi
capita di provare una grande senso di benessere quando, dietro al
mirino della macchina fotografica, inizio a immaginare quello che
desidererei portarvi dentro... inizia così la fase emotiva dei miei
scatti, un percorso di costruzione dell’immagine che ritengo sia la
parte più affascinante e coinvolgente della fotografia.
Quando ci si trova dietro al mirino si hanno due
possibilità: scattare senza sentire quel che si ha di fronte, oppure
sentire e poi scattare. In quest’ultimo caso lo scenario cambia
completamente. Ciò che si desidera riprodurre non è più una mera
immagine, ma un insieme di emozioni filtrato dagli occhi. Infine, tra l’emotività di chi
scatta e quella di chi osserva, sta la fase tecnica di una foto. Tra
le varie tecniche possibili, quelle che più mi appartengono sono la
doppia esposizione, la fotografia di mie diapositive proiettate su
sfondi particolari (foglie, quotidiani, pezze da cucina) e
l’applicazione sulle fotografie di parti fiori o piante...
Carlo Di Biagio è nato
nel 1959 e vive Roma, dove si è laureato in Medicina. Amante dei
viaggi e della natura, dedica molto del suo tempo libero alla
fotografia, passione che spesso miscela con la creazione poetica.
Molti dei suoi scatti sono infatti divenuti fonte d’ispirazione per
la stesura di poesie, alcune delle quali raccolte nel volume "Un
niente così tutto". |