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Il palazzo di
Antonio Costabili sorge alla fine del Quattrocento nel tessuto
medievale della città di Ferrara, lontano dalla nuova espansione
urbana dell’Addizione voluta da Ercole I d’Este (1471-1505).
Seguendo un approccio metodologico che coniuga i dati risultanti
dall’analisi delle fonti “indirette” con la lettura “diretta” del
disegno e della realtà costruttiva del palazzo, il presente studio
ricostruisce la storia della fabbrica, riconoscendone le varie fasi
e trasformazioni avvenute nel tempo, interpreta il lessico
architettonico adottato e affronta la questione attributiva alla
luce di una nuova indagine dedicata alla committenza. Quel che
emerge è una ratio che si afferma all’interno di una
consapevolezza di intendere l’edificio quale unità compositiva in
cui gli elementi costitutivi si tengono in reciproco rapporto,
grazie a un principio regolatore unitario. Un criterio che trova in
quegli anni ospitalità presso le principali corti italiane, nei
discorsi d’architettura ai quali l’ambasciatore Antonio Costabili
(metà XV secolo-1527) poté attingere, contribuendo così
all’introduzione, nella sua città, dell’inedito dell’antico. Il
privato committente, al pari di quello ducale, esprimerà per il
proprio palazzo una capacità di giudizio estetico informata alla più
aggiornata cultura artistica antiquaria.
Benedetta
Caglioti, architetto specialista in Beni Architettonici e del
Paesaggio e dottore di ricerca in Storia dell’Architettura presso
l’Università Sapienza di Roma, è assegnista di ricerca
all’Università degli Studi di Ferrara, dove svolge attività
didattica. Si è dedicata in particolare allo studio del linguaggio
dell’architettura ferrarese del XV e del XVI secolo, pubblicando
vari saggi in volumi e riviste specializzate. |