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Nel Novecento avviene
una vera e propria “rivoluzione documentaria” nell’ambito della
ricerca storica. Se precedentemente i documenti ufficiali erano la
fonte privilegiata per gli storici, ora acquistano rilievo documenti
privati e personali prima trascurati: autobiografie, lettere,
corrispondenze, cartoline e foglietti scritti velocemente fanno il
loro ingresso nel panorama delle fonti documentarie. Donne e uomini,
figli e padri, persone comuni solitamente “escluse” dalla storia, ne
diventano soggetti attivi.
Il presente lavoro ha
come scopo quello di ridare voce a questi scritti, focalizzando
l’attenzione in particolare sul periodo della Resistenza
(1943-1945).
Si sono voluti
analizzare gli scritti più privati e intimi sia dei partigiani che
dei fascisti di Salò, per metterne in luce idee, valori, insicurezze
e fragilità di fronte alla morte. Il partigiano non scrive mai dalla
montagna, scrive in punto di morte, nell’imminenza di una
fucilazione. Il fascista di Salò scrive a volte ai suoi cari lettere
intrise di valori e indottrinamenti, ma anche lui deve fare i conti
con le catture, le prigionie e la morte imminente. La scrittura
diventa per molti un modo per preparasi alla morte, per
esorcizzarla.
Inizia così questo
viaggio, questo percorso che parte da coloro che hanno vissuto e
combattuto la guerra, gettati in un qualcosa più grande di loro e
dalla quale non sono riusciti a fuggire.
Laura Poggi è nata ad Arezzo nel 1985, dove si è laureata in
Filosofia, Storia e Comunicazione alla Facoltà di Lettere e
Filosofia. Attualmente è specializzanda in Studi storici presso
l’Università di Siena. |